Pianificare
un trasferimento a diecimila chilometri di distanza in una città che non si
conosce affatto non è uno scherzo. È come un enorme salto nel
buio in cui non sei in grado di calcolare nessuna variabile né come arriverai
quando toccherai terra. E fino ad ora mi sono
limitata solo alla scelta della scuola per le mie figlie. Figurarsi il resto.
Le altre 425 variabili che possono subentrare non le conto neanche, perché altrimenti
mi viene un attacco di panico.
Mi
chiedo: perché quando sono partita per la Cina non ero così in ansia? O meglio,
ero MOLTO in ansia ma per motivi completamente diversi.
Era l'espatrio in se' a
spaventarmi e non i problemi logistici. Non a caso, quelli li avevo
completamente delegati a terze persone oppure me li ero ritrovati come problemi
una volta arrivata in Cina.
Qui - mi sono detta - voglio
arrivare più preparata: la scuola, la casa, la lingua, voglio che tutto sia
sotto controllo.
SOTTO CONTROLLO.
Che bella parola. Ma che illusione!
Intanto perché gli strumenti
per informarsi oggigiorno (internet in primis) sono un'arma a doppio taglio. Si
trova tutto e il contrario di tutto, quindi in definitiva non servono a un
tubazzo, o almeno non a formarsi un'opinione.
Intendo: se cerco scuole
internazionali, internet mi offrirà una lista e certamente dei commenti
ma non necessariamente un giudizio che possa valere per me. A meno che chi
formula quel giudizio sia una persona che conosco. Ma anche in quel caso, non
ne sarei così sicura.
Le mie più care amiche a
Shanghai avevano a grandi linee il mio stesso modo di pensare sotto moltissimi
aspetti ma in fatto di scuole abbiamo fatto tutte scelte completamente diverse.
E quindi eccomi qui. Lost in space tra le Scuole
Internazionali di Città del Messico. Il dilemma è: come scegliere? O meglio,
come selezionare quelle cui chiedere un appuntamento per un test dopo il quale forse, a seguito di attenta analisi e
solo se le tue figlie sono A) piccoli geni B) spigliate e brillantissime C) con
un curriculum da paura, potranno avere una chance di ingresso?
POSIZIONE:
variabile essenziale. Esclusi almeno due dei quattro punti cardinali, nessun
problema: mi rimangono solo una cinquantina di scuole da selezionare.
RETTA:
tasto dolente, specie se hai un budget che non è un granché. Perché ovviamente
la scuola che ti piacerà di più sarà la più cara in assoluto ma te ne
accorgerai dopo almeno una settimana che ci hai fantasticato su.
SITO:
per esperienza, il sito internet è estremamente fuorviante là dove un sito figo
non significa necessariamente una scuola buona. Ammetto però che un sito
sciatto, o non aggiornato o senza la doppia lingua (ci credereste? Almeno
cinque scuole selezionate non avevano l'opzione lingua inglese pur
descrivendosi come bilingue) mi attira di meno. Così alla cieca è ancora una
volta difficile formarsi un’opinione: il sito fa ca…re perché si curano dei
bambini più di quanto non si curino dell’immagine? E’ segno di sostanza anziché
di forma? O di cattivo management? Ma poi ci frega davvero qualcosa del management o più di avere buoni insegnanti? Se guardiamo in management delle scuole pubbliche italiane c'è da spararsi ma non per questo le insegnanti sono incapaci. Magari frustrate, ma questo è un altro discorso.
MESSICO:
si perché io messicani vi ho già capiti. Non vi conosco ancora ma vi ho capiti.
Ho capito che se i cinesi dicevano di si quando intendevano no perché non
volevano indispettirti, voi invece non rispondete proprio e prendete le cose
con tutta la calma del caso. Impiegate 10 giorni e tre invii della stessa mail
per farvi vivi e non date nemmeno una risposta soddisfacente, perché forse la
vita va presa così e anche se c’è chi scioccamente pensa di voler tenere tutto
sotto controllo a diecimila chilometri di distanza, voi gli insegnate già, con
la vostra flemma da bonzi, che questa
cosa è praticamente impossibile ma che forse va bene così.
Sospetto
che Speedy Gonzales fosse l’unico messicano ad avere l’ulcera.
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