Ridere un po’ del paese che tanto cortesemente ci ospita non deve essere inteso male da chi legge, specie se messicano (dubito che ci siano messicani che leggono il mio blog, ma é così per dire). Mi piacerebbe molto poter fare lo stesso con la mia terra, o meglio ancora con Milano, la mia città, ma come è ovvio, non si guarda con gli stessi occhi un paese, quando é il proprio. Ecco dunque che probabilmente delle cose che per me sono bizzarre, per i nostri amici chilangos sono normale amministrazione.
domenica 24 dicembre 2017
martedì 5 dicembre 2017
C'AVEVA RAGIONE NADA (sottotitolo: ma che freddo fa)
Quando ero bambina avevo (ed ho tutt'ora, in mano alle mie figlie) un bellissimo libro illustrato che si chiamava
“C’era una volta” e raccontava di maghi, avventure e personaggi bizzarri. Una
delle mie storie preferite si intitolava Un
anellino da niente e raccontava di un certo Soldino che per via della sua
generosità aveva in regalo dalla classica vecchiaccia che in realtà era una
maga un anellino magico in grado di esaudire tutti i desideri. Soldino, che
era un po’ un pistola, ad un certo punto della storia si sposava con una ragazza
che, scoperte le virtù dell’anellino, se ne impossessava a tradimento e spediva
Soldino in cima a una montagna. Con l’aiuto dei suoi fidi
animaletti però, Soldino riusciva a recuperare l’anello e a rendere la pariglia
alla moglie, mandandola con tutta la casa prima nella foresta più selvaggia,
poi in Cina, per poi farla tornare indietro.
mercoledì 22 novembre 2017
BIZZARRIE MESSICANE PARTE PRIMA
Il divertente di vivere all'estero è - tra le altre cose - apprendere
abitudini e stili di vita che probabilmente come turista non si riescono a
cogliere, non vivendone la quotidianità. Gradualmente si scoprono quindi cose
che piacciono, altre che affascinano ed altre ancora che alle volte lasciano
perplessi. Ora, mentre è abbastanza intuitivo comprendere che in Cina le perplessità
fossero moltissime, in Messico tutto accade in modo più sottile perché se
all'apparenza molto è “comune”, trattandosi di due culture, la italiana e la
messicana, entrambe latine, molte consuetudini restano da digerire.
Alcune fanno sorridere, altre invece possono dare un po’ sui nervi, specie se
non si è particolarmente tolleranti.
Io non mi considero un’intollerante, altrimenti avrei continuato a vivere a
Milano per tutta la vita. Però non nego che ci sono giorni in cui le diversità
mi pesano, probabilmente a seconda delle ore di sonno, del famoso lato dal
quale sono scesa dal letto o da chissà che altro.
martedì 14 novembre 2017
LA TUTOR
Ci deve essere
qualcosa che mi sfugge qui in Messico.
Prima per un play
date, prendo una bambina e vinco una tata.
Ora, prendo una
tutor di matematica e a quanto pare vinco una bambina.
Cioè questa
arriva e si porta dietro la figlia.
E fin qui, passi.
Nel senso che la mia solidarietà alle mamme che lavorano è totale ed incondizionata.
E fin qui, passi.
Nel senso che la mia solidarietà alle mamme che lavorano è totale ed incondizionata.
martedì 24 ottobre 2017
IL PLAY DATE
Giusto avevo appena finito di
descrivere le mie fatiche di mamma alle prese con la routine messicana, che mi
viene la brillante idea di organizzare un play date (pomeriggio di gioco, per
chi mi stesse mandando al diavolo della serie “parla come magni”). Dicevo un
play date ma doppio, cioè per entrambe le figlie, in modo da rendere tutte
contente e al contempo togliermi la rottura di palle in una volta sola perché, come ho già avuto modo di sottolineare, qui le scuole non sono di quartiere, QUINDI
non sono sotto casa, QUINDI, le compagne di scuola non vivono nei pressi e
SICURAMENTE quelle che piacciono di più vivono agli antipodi. So già che mi
aspetterà un pomeriggio pesante, quindi tanto vale metterci il carico da
novanta così poi per un po’ sono a posto.
domenica 15 ottobre 2017
VAMOS AL COLEGIO!
Tornati alla nostra nuova routine, ci sarebbero diverse cose di cui vorrei
parlare, ma aspetto di avere un po’ più di carne al fuoco. Nell'attesa, ne
approfitto per fare un quadro della scuola delle mie bambine,
premettendo che evidentemente non tutte le scuole messicane sono come la loro e che quindi questa è strettamente la mia opinione.
Tanto per cominciare in Messico la scuola si definisce colegio, parola che a noi tutti fa venire un po’ i brividi e
ricorda un istituto correttivo e non un luogo particolarmente ameno. In
particolare, questa scuola si chiama British
American School e in effetti non ho ancora avuto il coraggio di chiedere
alla direttrice il perché di questa scelta.
Ipotesi uno: è di matrice americana ma con la divisa all’inglese.
Ipotesi due: segue il modello inglese ma si mangia junk food.
Ipotesi tre: dovevate riempirvi la bocca con un nome altisonante.
Probabilmente un po’ di tutto.
martedì 3 ottobre 2017
REPETITA NON IUVANT
Io sono superstiziosa. Di quella
superstizione piccina e un po’ bieca, legata a riti da ripetere o cose da non
fare perché mi immagino che portino sfiga. Per questo motivo ho riflettuto
molto se scrivere nuovamente del terremoto o piuttosto fingere che non fosse
successo: ho pensato che siccome avevo scritto di quello del 7 settembre e poi
è capitato quello del 19, MOLTO peggiore, scriverne ancora avrebbe significato
tirarsela addosso.
mercoledì 13 settembre 2017
IL PIPPERO
Minimizzare il fatto che dopo
poche settimane dal nostro arrivo in suolo messicano ci sia stato il terremoto
più forte degli ultimi cento anni non è estattamente cosa facile, per quanto mi
renda conto che farei meglio a non lamentarmi e ringraziare la mia buona stella
perché dopo tutto non ci è successo nulla. Quando siamo stati qui in visita in
aprile, l’argomento terremoto era stato abbondantemente affrontato con la
nostra guida, la quale ci aveva rassicurato che dopo il sisma del 1985 molti
edifici (tradotto: quelli che non si sono polverizzati) sono stati messi in
sicurezza, mentre tutti quelli di nuova costruzione sono oggi antisismici.
Esattamente, la signora si era espressa così: A Città del Messico c’è un sacco di corruzione, molto cose non
funzionano, abbiamo tantissimi problemi ma una delle poche cose su cui non si
scherza sono le certificazioni antisismiche degli edifici. Pur avendole
sostanzialmente creduto, abbiamo preferito andare ad abitare in una palazzina
di due piani piuttosto che in un grattacielo di trenta.
Se proprio devo essere sotterrata
dalle macerie, che almeno siano poche.
lunedì 4 settembre 2017
RISATE A DENTI STRETTI
Quando ci si trasferisce
all’estero con un contratto di lavoro da Expat, il trattamento riservato può
essere più o meno ricco di servizi a supporto del proprio inserimento nella
nuova realtà sociale. Naturalmente se uno si trasferisce dall’Italia alla
Francia non necessiterà dello stesso tipo di assistenza di chi invece si sposta
da Oslo alla Sierra Leone. Noi, che siamo una via di mezzo, abbiamo beneficiato di un Cross
Cultural Training Support, ovvero un mini corso di 8 ore, spezzate in due giornate,
in cui mentre le bambine trangugiavano la più lunga sessione di cartoni animati
della vita, ricevevamo informazioni sulla nazione che è così cortese da
ospitarci.
Il corso però non è andato esattamente
come da aspettative: basti solo dire che da quando abbiamo finito le prime quattro ore dormiamo da cani ed io ho pure sognato che ci
trovavamo in una piazza dietro casa dove squartavano le mucche intere davanti
ai bambini.
La trainer, una signora con
l’aria molto manageriale, messicana ma di madre francese e padre italiano, ha
esordito dicendo che ci avrebbe fatto un quadro il più possibile completo dei pro
e contro del vivere in Messico, ma probabilmente si è persa un po’ per strada
perché io di pro non ne ricordo nemmeno uno.
martedì 29 agosto 2017
PRIME POLAROID
Faccio un po' fatica a dare un
ordine logico alle cose che vedo o che scopro, qui in
Messico. Il termine inglese overwhelmed esprime bene come mi sento:
una specie di onda fatta di tanti stimoli nuovi non sempre facili da gestire. E
in mezzo c'è pur sempre una quotidianità che sta cominciando a diventare
routine: sveglia, colazione, attesa chilometrica del bus della scuola davanti
al portone, sistemazione casa, sguardo desolato all'appartamento vuoto e ai
tristi mobili a noleggio, spesa, impegni vari, rientro da scuola delle bambine con
conseguente attesa chilometrica del bus, compiti, altro sguardo tristo, birra
consolatoria, rientro consorte, cena e via così.
In mezzo, le prime gite in giro
per la città - che alterna zone inavvicinabili ad altre molto carine - e in
parallelo tante cose nuove, talvolta ridicole o semplicemente diverse da ciò
cui ero abituata. Ora, siccome non l'ha detto nessuno che deve esserci una
logica in quel che racconto qui, vado ad elencare, come si dice in spagnolo,
a cabezon de perro ciò che
mi ha colpito ultimamente.
(Chi mi legge dai tempi del
glutammato ricorderà che adoro gli elenchi, per chi non avesse avuto questa enorme fortuna: adoro gli elenchi)
mercoledì 23 agosto 2017
PRATICAMENTE VADO AL CEPU
La cosa fondamentale quando si
espatria è a mio parere quella di essere in grado di comunicare. Ora, in Cina
questa cosa è sempre stata un grosso problema per ovvi motivi: il mandarino è
difficilissimo e comporta un impegno intensivo e costante per arrivare a
risultati minimi e pure sindacabili. Ora invece sento che è arrivato il tempo
della rivalsa, perché -che diamine- parliamo dello spagnolo. Se pò fa.
Ho dunque cominciato, una
settimana dopo essere arrivata a Città del Messico, a cercare come una pazza su
Internet quale potesse essere la migliore opzione. Mi sono subito resa conto
che qui il problema non è tanto la scuola, quanto il tempo necessario per
arrivarci. Che sia con il taxi o con Uber o a dorso di mulo, la città mi è
tentacolare e parecchio incasinata, quindi un paio d’ore di lezione possono
tranquillamente diventare quattro se è l’ora di punta e devi andare e tornare.
E qui è scattato il colpo di culo
inaspettato.
martedì 22 agosto 2017
GIUSTO DUE RIGHE PER ROMPERE IL GHIACCIO
Aprire un capitolo "prime impressioni" una volta approdati a Città del Messico è abbastanza complesso sia perché sono ancora annebbiata dal fuso (e sono passati dieci giorni!), sia perché la città e la cultura in cui ci siamo prepotentemente immersi è fatta di scoperte quotidiane che vanno digerite a poco a poco. Devo anche premettere però che se la Cina era uno shock culturale di tutto rispetto, il Messico, o quantomeno questa metropoli, non lo è. E non solo perché grosso modo - molto grosso - riesco a intuire quello che la gente dice, ma perché i comportamenti sociali sono molto simili ai nostri. Qui l'unico vero shock è la quantità di peperoncino con cui tutto è condito. Dai tacos all'anguria.
venerdì 4 agosto 2017
CASA DULCE CASA
Per trovare casa a Città del Messico sono necessarie due regole: non avere fretta e non trarre conclusioni affrettate.
Perché - se anche uno pensa che ha avuto culo e dopo solo 18 appartamenti visitati è riuscito a trovare quello ideale - poi la cosa non è che esattamente finisca così. Il mio caso, per esempio.
Arriviamo in visita nella Ciudad a fine aprile, giriamo come trottole per quattro giorni e al rientro in Italia scriviamo alla nostra agente e le comunichiamo due opzioni: casa A, decisamente bellissima, ma un tantino poco pratica (no ascensore, balcone e camera di servizio) e casa B, molto meno bella, ma con i plus di cui sopra.
mercoledì 19 luglio 2017
TRAVEL RISK MAP
Ho appena compilato un form accluso al mio biglietto aereo per il Messico che mi chiede se sono consapevole del fatto che il paese in cui viaggerò è a MEDIO RISCHIO.
Indubbiamente ne sono già consapevole, grazie.
Quello che non sapevo é che gli Stati Uniti fossero un posto sicuro come -chessò- la Nuova Zelanda o la Danimarca.
Vedi l'ignoranza, a volte?
giovedì 22 giugno 2017
NON PERDIAMO IL RITMO
Dopo un mese dall'ultimo post e a
due mesi dalla ormai imminente partenza per il Messico, ecco quanto ho
imparato di nuovo.
-Innanzitutto da quelle parti non
è necessario fare tutto e subito. Le cose si possono fare anche domani o tra
una settimana o, se non è proprio indispensabile, tra una decina di giorni.
Perché, si sa, la fretta è cattiva consigliera e chi va forte va alla morte.
giovedì 18 maggio 2017
EL BOLIGRAFO ESTA’ EN LA MESA
Nell’ottica del PORTARSI AVANTI ho deciso di iniziare a studiare
lo spagnolo, lingua che tanto si capisce ma anche che - quando si tratta di parlarla - non è che basta aggiungere le esse in fondo. E’ vero, capirlo
non è un dramma, e via via ho l’impressione di essermi già fatta un po’ l’orecchio,
ma quando poi provo a cimentarmi con qualche frase, mi accorgo di avere un
blocco totale. Le parole proprio non escono, se si esclude qualche fonema
stentato.
Hola! Como estas? Muy
bien! Uno dos tres.
Ecco, già finito.
Di qui, la decisione.
venerdì 5 maggio 2017
LAST!
Nella mia precedente esperienza all'estero (e scusate se passerò molto tempo a paragonare la Cina al Messico) non ho avuto la possibilità di fare il fatidico Look And See Trip ovvero la classica toccata e fuga in cui il futuro espatriato viene sballottato - per un numero di giorni solitamente molto esiguo -nella sua futura destinazione, per farsi un'idea di cosa l'aspetterà per i successivi tre anni o più. Il ché ha l'indubbio vantaggio di potersi figurare un po' meglio il quadro generale, ma contempla anche il rischio di ritrovarsi di fronte a una realtà che fa cagare non gli piace, ma sulla quale non ha di fatto più il controllo, perché tanto ormai, come si sul dire, les jeux sont faits.
PESCE D'APRILE
Diciamolo: annunciare alle proprie figlie che tra quattro mesi si dovranno trasferire per tre anni a Città del Messico e scegliere di farlo esattamente il primo di aprile fa un po' ridere.
Eppure è andata proprio così, ed io che mi aspettavo ululati e reazioni inconsulte sono stata con mia somma gioia disattesa. D'altronde, la mia indole è naturalmente pessimista: ho sempre preferito vedere il bicchiere mezzo vuoto, nelle cose, per essere sicura di non avere delusioni dopo.
Però qui era tosta, eh.
domenica 9 aprile 2017
DA DOVE COMINCIARE
Pianificare
un trasferimento a diecimila chilometri di distanza in una città che non si
conosce affatto non è uno scherzo. È come un enorme salto nel
buio in cui non sei in grado di calcolare nessuna variabile né come arriverai
quando toccherai terra. E fino ad ora mi sono
limitata solo alla scelta della scuola per le mie figlie. Figurarsi il resto.
Le altre 425 variabili che possono subentrare non le conto neanche, perché altrimenti
mi viene un attacco di panico.
Mi
chiedo: perché quando sono partita per la Cina non ero così in ansia? O meglio,
ero MOLTO in ansia ma per motivi completamente diversi.
Era l'espatrio in se' a
spaventarmi e non i problemi logistici. Non a caso, quelli li avevo
completamente delegati a terze persone oppure me li ero ritrovati come problemi
una volta arrivata in Cina.
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