martedì 20 marzo 2018

CHIU' PILU PE'TUTTI

Tutto inizia quando mia figlia torna da scuola con il muso lungo e mi dice che i compagni l’hanno presa in giro. E fin qui nulla di strano (si fa per dire). 
Strano è invece scoprire che l’hanno presa in giro perché NON si mette il gel sui capelli. E allora, vaglielo a spiegare alla pargola, che non è che proprio tutto il mondo ha l’abitudine di impomatarsi il cucuzzolo e che magari quelli anomali sono loro. 
Perché, dovete sapere, i messicani hanno diverse ossessioni in fatto di capelli, equamente distribuite tra quelle più prettamente femminili e quelle più decisamente maschili, o maciste, se si preferisce.
Quella meno drammatica è la fissazione per i fiocchi, rigorosamente enormi e coloratissimi. I moños, che ovviamente sono appannaggio delle bambine, adornano le teste delle piccole messicane e si posizionano indistintamente in tutte le aree geografiche della testa: ai lati come al centro. Le bambine cominciano ad essere adornate prima con orribili fascette in tessuto e poi con fiocchi sempre più esuberanti, grosso modo dalla nascita fino all'età prepubere.
Molto spesso, i fiocchi si abbinano alle trecce, altra ossessione locale complessa e difficile da replicare. Ci sono trecce tradizionali, trecce doppie, singole ma a “scala cinese” (andate a cercarvele su internet se avete il coraggio), che partono dall'alto, che formano complicatissime coroncine, talmente difficili da replicare per me e talmente facili per tutte le altre mamme e tate che ormai le mie figlie al mattino si spazzolano solo i capelli e aspettano di salire sullo scuola-bus dove le aspetta una signorina che evidentemente ora è diventata la loro stylist di fiducia. E quando tornano a casa al pomeriggio sono acconciate come reginette. 
D’altra parte, non scordiamoci che anche la celeberrima Frida Kahlo spendeva quotidianamente almeno un’ora in elaborate acconciature in cui le trecce erano sempre grandi protagoniste.
Poi c’è il capitolo gel, che in realtà in Messico è un vero e proprio mondo (e business) che spazia dalla tradizionale gommina alla brillantina, dallo spray alla crema, dalla cera fino alla semplice spruzzata d’acqua, per garantire l’effetto bagnato. Le opzioni sono moltissime perché il messicano ritiene che per essere presentabile ed apparire pulito ed ordinato sia indispensabile un capello che abbia un effetto a metà tra il bagnato e il granitico. 
Qualche mese fa sono andata con le bambine a fare le foto per il visto di residenza e accanto alla sedia del fotografo c’erano spazzola, pettine (che ovviamente mai avrei usato) e spruzzino d’acqua. Pur avendo tentato di ignorare la cosa, la fotografa ci ha praticamente obbligate ad impomatarci dicendo che in Messico non si accettano foto sui documenti che non siano con il viso ben in vista (e fin qui ok) e i capelli tirati all'indietro. Di fatto non c’è stato verso di opporsi quindi ci siamo ritrovate con delle foto inguardabili in cui sembriamo  appena uscite dalla piscina dopo essere passate dalla galleria del vento. 
Ho fatto una piccola ricerca ed apparentemente il gel resta la scelta più gradita per i messicani, perché garantisce pettinabilità e durata. I prodotti sono moltissimi e costituiscono una fetta di mercato enorme per il paese, perché non c’è messicano che non ne faccia uso, quanto meno per le occasioni più ufficiali, dal matrimonio alla prima comunione, spaziando per la prevenzione dei pidocchi (lo giuro: a scuola, dopo un paio di casi accertati, si sono raccomandati che i bambini venissero a scuola accuratamente tirati a lucido e brillantinati).
Pare che fino a qualche anno fa il prodotto più in voga fosse uno chiamato Moco de gorilla, dove moco in spagnolo sta per muco (un nome che spacca insomma, della serie “Il marketing come lo facciamo noi, nessuno mai”). A quanto ho letto, tale era il successo del moco de gorilla che negli USA hanno importato il brand per commercializzarlo tra i moltissimi immigrati messicani e anche tra i cosiddetti Guidos, ovvero i giovanotti tamarri italo americani che spopolano negli Stati Uniti (che onore). Salvo aver poi scoperto che il prodotto è tossico e averlo estromesso dai loro mercati.
Impomatarsi è simbolo di macismo e di vanità, un po’ come mangiare piccante, ma è allo stesso modo qualcosa per cui i messicani sanno prendersi in giro. O prendere in giro. L’esempio più lampante è quello dell’attuale presidente del paese, Enrique Peña Nieto (detto EPN, manco fosse JFK) che è oggetto di numerosissimi "sfottò" sui social networks per essere, e qui lo dico in maniera edulcorata, leggermente vanitoso. Ho avuto occasione di chiacchierare nei mesi scorsi con diversi messicani di estrazione sociale piuttosto varia e tutte le volte che ho chiesto impressioni sul presidente il giudizio è stato unanimemente negativo: Peña Nieto appare con un somaro ignorante e discretamente gaffeur, che a suo tempo ha conquistato il paese con il suo capello perfetto e maniacalmente acconciato. 
Non a caso è stato definito GEL BOY. 
E ridendo e scherzando, il gel boy si é accaparrato il governo di un paese per sei anni, il ché non sarà tutto merito della gelatina che ha in testa, ma secondo me qualche cosa deve aver pur contato.

Per cui, cara figlia mia, sappi che in questo paese apparentemente se vuoi avere successo e essere rispettato ti viene richiesto di impomatarti a dovere, salvo che poi, a conti fatti e come si sul dire (certamente a proposito), tutti i nodi vengono al pettine, quindi, tieniti tuoi capelli come sono: ricci, ribelli, impenetrabili e selvaggi, che a noi vai benissimo così.




2 commenti:

  1. Mi hai fatto sorridere:si vede che anche tu sei allegra...prima dell'ennesimo terremoto!

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  2. eh no, esci le foto, non vorrai mica cavartela con il solo disegno eh?!
    io muoio, non riesco a smettere di ghignare, aiutoooo!

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