Quando ci si trasferisce
all’estero con un contratto di lavoro da Expat, il trattamento riservato può
essere più o meno ricco di servizi a supporto del proprio inserimento nella
nuova realtà sociale. Naturalmente se uno si trasferisce dall’Italia alla
Francia non necessiterà dello stesso tipo di assistenza di chi invece si sposta
da Oslo alla Sierra Leone. Noi, che siamo una via di mezzo, abbiamo beneficiato di un Cross
Cultural Training Support, ovvero un mini corso di 8 ore, spezzate in due giornate,
in cui mentre le bambine trangugiavano la più lunga sessione di cartoni animati
della vita, ricevevamo informazioni sulla nazione che è così cortese da
ospitarci.
Il corso però non è andato esattamente
come da aspettative: basti solo dire che da quando abbiamo finito le prime quattro ore dormiamo da cani ed io ho pure sognato che ci
trovavamo in una piazza dietro casa dove squartavano le mucche intere davanti
ai bambini.
La trainer, una signora con
l’aria molto manageriale, messicana ma di madre francese e padre italiano, ha
esordito dicendo che ci avrebbe fatto un quadro il più possibile completo dei pro
e contro del vivere in Messico, ma probabilmente si è persa un po’ per strada
perché io di pro non ne ricordo nemmeno uno.
In pratica abbiamo iniziato la
sessione con il sorriso sulle labbra, con quella sorta di piccola spocchia di
chi ha già vissuto all’estero e la sa lunga, ma poi qualcosa è andato storto o
forse siamo noi che non abbiamo ancora messo a fuoco questo paese, cosa
probabile in virtù del fatto siamo appena arrivati.
I temi sul piatto erano i
seguenti: Social roots of Mexico, Living
in Mexico, Mexican Social Organization, Authority Conception, Non-verbal
behavior. Una specie di grande calderone su usi e costumi, caratteristiche
sociali e culturali e stile di vita dei messicani, con l’obiettivo di “essere
preparati” e non commettere errori o fraintendimenti culturali. Probabilmente
mi aspettavo qualcosa di più simile ad una chiacchierata da bar, in cui, tra un
amaro e un limoncello, insegni allo straniero di turno che in Italia il gesto
dell’ombrello è da evitare.
Viceversa, la signora ha pensato bene
di farci un quadro molto crudo del Messico, per poi lasciare a noi il compito
di fare la tara, operazione molto difficile quando non hai ancora le esperienze
di vita che ti permettano di farlo.
Ecco a grandi linee, quanto ci ha
spiegato in quattro ore.
-Innanzitutto i messicani sono
falsi. Se ti dicono “Come stai bene!” con ogni probabilità è il giorno
in cui le tue occhiaie fanno capolino o se apprezzano il tuo abbigliamento,
stai certo che ti sei vestita di merda. Siccome io, non più di dieci giorni fa,
ho scritto che i messicani mi sembravano tutti diretti e molto gentili, oltre
alla delusione mi punge vaghezza che abbia da lavorare sull'aspetto o sull'alito
cattivo.
-In Messico esiste una divisione
in classi sociali fortissima, molto maggiore che in Europa. A quanto pare però,
di queste categorie sociali sembra che non se ne salvi nemmeno una: i
ricchissimi sono tali e vivono nella loro campana di vetro, con totale superficialità
e ambendo a null'altro che gioire del loro denaro mostrandolo il più possibile
in giro. I medio ricchi e gli alto borghesi sono superficiali come i
ricchissimi, ma con la frustrazione di chi non è al top. La classe medio bassa
arranca per i salari insufficienti e la vita tutto sommato modesta. I poveri sono
incattiviti ed hanno come massima aspirazione trasferirsi in USA mentre i
poverissimi da incattiviti diventano aggressivi e ostili verso tutti gli altri, statunitensi in testa (ci hanno già dato
dei “gringos de mierda” per la cronaca). Nulla di nuovo sotto il sole? E’ così
in tutto il mondo? Probabile.
Però pesante da sentire.
-Traffico e inquinamento: in
queste settimane mi sono stupita in negativo perché il traffico è veramente
assurdo (specialmente il venerdì pomeriggio in cui tutti escono presto e vanno
a festeggiare lo stipendio, che ricevono ogni quindici giorni) ma anche in
positivo perché mi aspettavo una cappa di inquinamento allucinante, che invece
al momento non c’è: la città è ventilata, c’è il cielo azzurro e non ho nemmeno
tanta asma. Ovviamente, Miss Ottimismo ci dice che ora di Natale il traffico
diventerà ingestibile perché i Messicani iniziano almeno due mesi prima del 25
dicembre a cercare i regali. E, naturalmente, ora l’inquinamento è molto basso
perché è la stagione delle piogge: vedrete che bello in gennaio.
-Cibo: NON mangiare mai cibo di
strada, NON ordinare insalata al ristorante, NON scegliere mai nulla a base di
coriandolo, NON mangiare frutta e verdura senza averla prima disinfettata, NON
lavarsi i denti con l’acqua del rubinetto e soprattutto provvedere ogni sei
mesi ad assumere un adeguato vermifugo per via orale. Riassumendo, fatta salva
l’igiene orale e la questione frutta e verdura, ci viene detto in pratica che
dovremmo evitare il cibo migliore del Messico, che in massima parte si trova in
strada, evitando per di più - anche al ristorante – una delle erbe più diffuse,
per l’appunto il coriandolo (che si trova probabilmente anche nel dentifricio).
Dopo un rapido scambio di sguardi, decidiamo che saremo schiavi della vendetta
di Montezuma e ci faremo flebo di vermifugo, ma la sperimentazione culinaria
non si tocca.
-Taxi. Un brivido mi corre lungo
la schiena quando scopro che i taxi che ho preso già almeno tre o quattro volte
non sono AS-SO-LU-TA-MEN-TE da prendere. Che poi sono i taxi rosa, quelli
“ufficiali”, quelli che la mia aggiornatissima guida Feltrinelli raccomandava
perché, appunto, ufficiali. Ma come? No ai taxi improvvisati, va bene evitare
quelli di altri quartieri o senza tassametro, però pure quelli
ufficiali??? In sostanza, usare solo Uber o Cabify o Easytaxi.
La domanda seguente sorge
spontanea: cosa succede se li prendo? O meglio, cosa può’ succedere?
Perché, diciamolo, alla fine se
ti fregano sulla corsa o se ti rapinano, beh sono soldi, che per carità, sono
importantissimi, ma sono solo soldi. Di qui, il successivo amaro capitolo.
-Rapimenti: a quanto pare i rumors sui rapimenti dopo tutto non solo
solo rumors. Per di più, se ti capita
di avere bambine, per giunta graziose, bionde, “bianche” e ancora relativamente
piccole, non perderle MAI di vista. Ora, io mi rendo conto che il suggerimento
fa parte della categoria buon senso, che lo scopo era quello di tenerci sul
chi-va-là e mantenere giustamente alta la nostra soglia di attenzione.
Comprendo anche che il rischio ci può essere (seppure molto più vago) anche nel
parchetto davanti alla scuola di Milano. Però, porca zozza, a noi questo
quadretto ci ha un po’ stroncato. Perché ti possono toccare tutto, ma la sola
idea che sia vagamente normale che ti prendano il figlio e tu non lo riveda mai
più è una cosa di cui non mi capacito e che mi fa accapponare la pelle (di qui
insonnia ed incubi bovini).
-Proseguendo (come se la voce
rapimenti avesse avuto lo stesso peso di quella ristorante), un altro punto
ameno riguarda la polizia. Essenzialmente, ci viene detto che se la polizia ti
ferma, devi fare esattamente quel che la polizia dice. Cioè, se la polizia dice
che guidavi troppo veloce ma a te non sembrava, cambia subito idea. E fai lo stesso se
ti dicono che hai un fanalino rotto, che sei passato col rosso, che non si
guida con la cravatta o il lunedì pomeriggio dei mesi con la emme. E mi fermo qui.
Vacanze: a detta della signora,
dovremmo andare solo in strutture all-inclusive o grandi catene alberghiere,
quelle in cui in pratica è tutto uguale a prescindere dalla località (piscina,
spa, camere, area bimbi, karaoke, bar, ristorante internazionale e ristorante
tipico, colazione continentale, massaggino) però poi puoi dire agli amici che
sei stato nello Yucatan o a Puerto Vallarta. In questo caso, mi riservo di
investigare maggiormente perché non posso pensare che non ci sia una via di
mezzo tra la catapecchia pulciosa e il
cinque stelle anonimo.
Ergo, comincio a pensare che la
signora la metta veramente giù dura.
Allora mi chiedo cosa direi io
dell’Italia, se dovessi fare un quadro in negativo del mio paese, e credo che
troverei da dire molto di fastidioso ma nulla di spaventoso. Molto che mi
disturberebbe, senza tuttavia impedirmi di dormire sonni tranquilli. Di contro
è questione di punti di vista: due mie compagne di scuola di spagnolo sono di
San Paolo, Brasile, Ed entrambe dicono di sentirsi sicure qui perché nella loro
città, che pure adorano, capita spesso di essere rapinati, pistola alla tempia.
Così mi rincuoro. E mi rincuoro
ancora di più rileggendo questo post e pensando che forse, prudenza a parte,
l’unica soluzione è prenderla con umorismo, per quanto difficile possa
sembrare.
Poco dopo questa razionale riflessione però, apprendo che c’è stata una rapina nel mio quartiere esattamente di fronte al mio supermercato e che, a margine di una sparatoria, uno dei due ladri è stato fatto secco.
Quando ho pronta una salace battuta sul tema vi avverto.
Poco dopo questa razionale riflessione però, apprendo che c’è stata una rapina nel mio quartiere esattamente di fronte al mio supermercato e che, a margine di una sparatoria, uno dei due ladri è stato fatto secco.
Quando ho pronta una salace battuta sul tema vi avverto.
Come dicono in Francia: Mine de rien....quando torni? Il disegno mi è piaciuto molto Cora
RispondiEliminaNon ha accennato ai terremoti. Tutto a posto?
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