Tutto inizia quando mia figlia torna da scuola con il muso lungo e mi dice
che i compagni l’hanno presa in giro. E fin qui nulla di strano (si fa per
dire).
Strano è invece scoprire che l’hanno presa in giro perché NON si mette
il gel sui capelli. E allora, vaglielo a spiegare alla pargola, che non è che
proprio tutto il mondo ha l’abitudine di impomatarsi il cucuzzolo e che magari
quelli anomali sono loro.
Perché, dovete sapere, i messicani hanno diverse ossessioni in fatto di
capelli, equamente distribuite tra quelle più prettamente femminili e quelle
più decisamente maschili, o maciste, se si preferisce.
Quella meno drammatica è la fissazione per i fiocchi, rigorosamente enormi
e coloratissimi. I moños, che ovviamente sono appannaggio delle bambine,
adornano le teste delle piccole messicane e si posizionano indistintamente in
tutte le aree geografiche della testa: ai lati come al centro. Le bambine
cominciano ad essere adornate prima con orribili fascette in tessuto e poi con
fiocchi sempre più esuberanti, grosso modo dalla nascita fino all'età
prepubere.
Molto spesso, i fiocchi si abbinano alle trecce, altra ossessione locale
complessa e difficile da replicare. Ci sono trecce tradizionali, trecce doppie,
singole ma a “scala cinese” (andate a cercarvele su internet se avete il
coraggio), che partono dall'alto, che formano complicatissime coroncine,
talmente difficili da replicare per me e talmente facili per tutte le altre
mamme e tate che ormai le mie figlie al mattino si spazzolano solo i capelli e
aspettano di salire sullo scuola-bus dove le aspetta una signorina che
evidentemente ora è diventata la loro stylist di fiducia. E
quando tornano a casa al pomeriggio sono acconciate come reginette.
D’altra parte, non scordiamoci che anche la celeberrima Frida Kahlo
spendeva quotidianamente almeno un’ora in elaborate acconciature in cui le
trecce erano sempre grandi protagoniste.
Poi c’è il capitolo gel, che in realtà in Messico è un vero e proprio mondo
(e business) che spazia dalla tradizionale gommina alla brillantina, dallo
spray alla crema, dalla cera fino alla semplice spruzzata d’acqua, per
garantire l’effetto bagnato. Le opzioni sono moltissime perché il messicano
ritiene che per essere presentabile ed apparire pulito ed ordinato sia indispensabile
un capello che abbia un effetto a metà tra il bagnato e il granitico.
Qualche mese fa sono andata con le bambine a fare le foto per il visto di
residenza e accanto alla sedia del fotografo c’erano spazzola, pettine (che
ovviamente mai avrei usato) e spruzzino d’acqua. Pur avendo tentato di ignorare
la cosa, la fotografa ci ha praticamente obbligate ad impomatarci dicendo che
in Messico non si accettano foto sui documenti che non siano con il viso ben in
vista (e fin qui ok) e i capelli tirati all'indietro. Di fatto non c’è
stato verso di opporsi quindi ci siamo ritrovate con delle foto inguardabili in
cui sembriamo appena uscite dalla piscina dopo essere passate dalla
galleria del vento.
Ho fatto una piccola ricerca ed apparentemente il gel resta la scelta più
gradita per i messicani, perché garantisce pettinabilità e durata. I prodotti
sono moltissimi e costituiscono una fetta di mercato enorme per il paese,
perché non c’è messicano che non ne faccia uso, quanto meno per le occasioni
più ufficiali, dal matrimonio alla prima comunione, spaziando per la
prevenzione dei pidocchi (lo giuro: a scuola, dopo un paio di casi accertati,
si sono raccomandati che i bambini venissero a scuola accuratamente tirati a
lucido e brillantinati).
Pare che fino a qualche anno fa il prodotto più in voga fosse uno
chiamato Moco de gorilla, dove moco in spagnolo sta per muco (un nome che
spacca insomma, della serie “Il marketing come lo facciamo noi, nessuno mai”).
A quanto ho letto, tale era il successo del moco de gorilla che negli USA hanno
importato il brand per commercializzarlo tra i moltissimi immigrati messicani e
anche tra i cosiddetti Guidos, ovvero i giovanotti tamarri italo americani che
spopolano negli Stati Uniti (che onore). Salvo aver poi scoperto che il prodotto
è tossico e averlo estromesso dai loro mercati.
Impomatarsi è simbolo di macismo e di vanità, un po’ come mangiare
piccante, ma è allo stesso modo qualcosa per cui i messicani sanno prendersi in
giro. O prendere in giro. L’esempio più lampante è quello dell’attuale
presidente del paese, Enrique Peña Nieto (detto EPN, manco fosse JFK) che è
oggetto di numerosissimi "sfottò" sui social networks per
essere, e qui lo dico in maniera edulcorata, leggermente vanitoso. Ho avuto
occasione di chiacchierare nei mesi scorsi con diversi messicani di estrazione
sociale piuttosto varia e tutte le volte che ho chiesto impressioni sul
presidente il giudizio è stato unanimemente negativo: Peña Nieto appare con un
somaro ignorante e discretamente gaffeur, che a suo tempo ha conquistato
il paese con il suo capello perfetto e maniacalmente acconciato.
Non a caso è
stato definito GEL BOY.
E ridendo e scherzando, il gel boy si é accaparrato il governo di un
paese per sei anni, il ché non sarà tutto merito della gelatina che ha in
testa, ma secondo me qualche cosa deve aver pur contato.
Per cui, cara figlia mia, sappi che in questo paese
apparentemente se vuoi avere successo e essere rispettato ti viene richiesto di impomatarti
a dovere, salvo che poi, a conti fatti e come si sul dire (certamente a proposito), tutti i nodi vengono al pettine,
quindi, tieniti tuoi capelli come sono: ricci, ribelli, impenetrabili e
selvaggi, che a noi vai benissimo così.
Mi hai fatto sorridere:si vede che anche tu sei allegra...prima dell'ennesimo terremoto!
RispondiEliminaeh no, esci le foto, non vorrai mica cavartela con il solo disegno eh?!
RispondiEliminaio muoio, non riesco a smettere di ghignare, aiutoooo!