martedì 22 agosto 2017

GIUSTO DUE RIGHE PER ROMPERE IL GHIACCIO

Aprire un capitolo "prime impressioni" una volta approdati a Città del Messico è abbastanza complesso sia perché sono ancora annebbiata dal fuso (e sono passati dieci giorni!), sia perché la città e la cultura in cui ci siamo prepotentemente immersi è fatta di scoperte quotidiane che vanno digerite a poco a poco. Devo anche premettere però che se la Cina era uno shock culturale di tutto rispetto, il Messico, o quantomeno questa metropoli, non lo è. E non solo perché grosso modo - molto grosso - riesco a intuire quello che la gente dice, ma perché i comportamenti sociali sono molto simili ai nostri. Qui l'unico vero shock è la quantità di peperoncino con cui tutto è condito. Dai tacos all'anguria. 

Per il resto c'è la fatica di approcciare tutto quello che è nuovo, che prescinde totalmente dal dove ci si trova ed ha a che fare con la capacità di adattamento, con la curiosità e - diciamolo - anche con l'orgoglio di poter dire di avercela fatta. 

Sicuramente quel che posso già dire è che i messicani sono semplici, diretti e in genere molto gentili, e scusate se è poco. Ovviamente ora che l'ho scritto nero su bianco incontrerò solo stronzi sgarbati. 
L'altra impressione che ho avuto è che la società in cui mi andrò ad inserire sarà anche molto messicana e non (o non solo) internazionale. Un po' perché la scuola delle bambine, pur avendo un programma IB (l'International Baccalaureate cioè una sorta di certificazione di internazionalità del programma didattico), è molto messicana, che tradotto significa che le mie figlie spiccano, bionde e ricce, peggio che in mezzo ai cinesi. E un po' perché questa cultura sembra (dico sembra) facile, avvicinabile e per molti aspetti attraente.
Quindi via, buttiamoci.  
Domani provo il mango con la salsa al peperoncino. Domani, eh.

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