lunedì 4 settembre 2017

RISATE A DENTI STRETTI

Quando ci si trasferisce all’estero con un contratto di lavoro da Expat, il trattamento riservato può essere più o meno ricco di servizi a supporto del proprio inserimento nella nuova realtà sociale. Naturalmente se uno si trasferisce dall’Italia alla Francia non necessiterà dello stesso tipo di assistenza di chi invece si sposta da Oslo alla Sierra Leone. Noi, che siamo una via di mezzo, abbiamo beneficiato di un Cross Cultural Training Support, ovvero un mini corso di 8 ore, spezzate in due giornate, in cui mentre le bambine trangugiavano la più lunga sessione di cartoni animati della vita, ricevevamo informazioni sulla nazione che è così cortese da ospitarci.
Il corso però non è andato esattamente come da aspettative: basti solo dire che da quando abbiamo finito le prime quattro ore dormiamo da cani ed io ho pure sognato che ci trovavamo in una piazza dietro casa dove squartavano le mucche intere davanti ai bambini.
La trainer, una signora con l’aria molto manageriale, messicana ma di madre francese e padre italiano, ha esordito dicendo che ci avrebbe fatto un quadro il più possibile completo dei pro e contro del vivere in Messico, ma probabilmente si è persa un po’ per strada perché io di pro non ne ricordo nemmeno uno.
In pratica abbiamo iniziato la sessione con il sorriso sulle labbra, con quella sorta di piccola spocchia di chi ha già vissuto all’estero e la sa lunga, ma poi qualcosa è andato storto o forse siamo noi che non abbiamo ancora messo a fuoco questo paese, cosa probabile in virtù del fatto siamo appena arrivati.
I temi sul piatto erano i seguenti: Social roots of Mexico, Living in Mexico, Mexican Social Organization, Authority Conception, Non-verbal behavior. Una specie di grande calderone su usi e costumi, caratteristiche sociali e culturali e stile di vita dei messicani, con l’obiettivo di “essere preparati” e non commettere errori o fraintendimenti culturali. Probabilmente mi aspettavo qualcosa di più simile ad una chiacchierata da bar, in cui, tra un amaro e un limoncello, insegni allo straniero di turno che in Italia il gesto dell’ombrello è da evitare.
Viceversa, la signora ha pensato bene di farci un quadro molto crudo del Messico, per poi lasciare a noi il compito di fare la tara, operazione molto difficile quando non hai ancora le esperienze di vita che ti permettano di farlo.
Ecco a grandi linee, quanto ci ha spiegato in quattro ore.
-Innanzitutto i messicani sono falsi. Se ti dicono “Come stai bene!” con ogni probabilità è il giorno in cui le tue occhiaie fanno capolino o se apprezzano il tuo abbigliamento, stai certo che ti sei vestita di merda. Siccome io, non più di dieci giorni fa, ho scritto che i messicani mi sembravano tutti diretti e molto gentili, oltre alla delusione mi punge vaghezza che abbia da lavorare sull'aspetto o sull'alito cattivo.
-In Messico esiste una divisione in classi sociali fortissima, molto maggiore che in Europa. A quanto pare però, di queste categorie sociali sembra che non se ne salvi nemmeno una: i ricchissimi sono tali e vivono nella loro campana di vetro, con totale superficialità e ambendo a null'altro che gioire del loro denaro mostrandolo il più possibile in giro. I medio ricchi e gli alto borghesi sono superficiali come i ricchissimi, ma con la frustrazione di chi non è al top. La classe medio bassa arranca per i salari insufficienti e la vita tutto sommato modesta. I poveri sono incattiviti ed hanno come massima aspirazione trasferirsi in USA mentre i poverissimi da incattiviti diventano aggressivi e ostili verso tutti gli altri, statunitensi in testa (ci hanno già dato dei “gringos de mierda” per la cronaca). Nulla di nuovo sotto il sole? E’ così in tutto il mondo? Probabile. 
Però pesante da sentire.
-Traffico e inquinamento: in queste settimane mi sono stupita in negativo perché il traffico è veramente assurdo (specialmente il venerdì pomeriggio in cui tutti escono presto e vanno a festeggiare lo stipendio, che ricevono ogni quindici giorni) ma anche in positivo perché mi aspettavo una cappa di inquinamento allucinante, che invece al momento non c’è: la città è ventilata, c’è il cielo azzurro e non ho nemmeno tanta asma. Ovviamente, Miss Ottimismo ci dice che ora di Natale il traffico diventerà ingestibile perché i Messicani iniziano almeno due mesi prima del 25 dicembre a cercare i regali. E, naturalmente, ora l’inquinamento è molto basso perché è la stagione delle piogge: vedrete che bello in gennaio.
-Cibo: NON mangiare mai cibo di strada, NON ordinare insalata al ristorante, NON scegliere mai nulla a base di coriandolo, NON mangiare frutta e verdura senza averla prima disinfettata, NON lavarsi i denti con l’acqua del rubinetto e soprattutto provvedere ogni sei mesi ad assumere un adeguato vermifugo per via orale. Riassumendo, fatta salva l’igiene orale e la questione frutta e verdura, ci viene detto in pratica che dovremmo evitare il cibo migliore del Messico, che in massima parte si trova in strada, evitando per di più - anche al ristorante – una delle erbe più diffuse, per l’appunto il coriandolo (che si trova probabilmente anche nel dentifricio). Dopo un rapido scambio di sguardi, decidiamo che saremo schiavi della vendetta di Montezuma e ci faremo flebo di vermifugo, ma la sperimentazione culinaria non si tocca.
-Taxi. Un brivido mi corre lungo la schiena quando scopro che i taxi che ho preso già almeno tre o quattro volte non sono AS-SO-LU-TA-MEN-TE da prendere. Che poi sono i taxi rosa, quelli “ufficiali”, quelli che la mia aggiornatissima guida Feltrinelli raccomandava perché, appunto, ufficiali. Ma come? No ai taxi improvvisati, va bene evitare quelli di altri quartieri o senza tassametro, però pure quelli ufficiali??? In sostanza, usare solo Uber o Cabify o Easytaxi.
La domanda seguente sorge spontanea: cosa succede se li prendo? O meglio, cosa può’ succedere?
Perché, diciamolo, alla fine se ti fregano sulla corsa o se ti rapinano, beh sono soldi, che per carità, sono importantissimi, ma sono solo soldi. Di qui, il successivo amaro capitolo.
-Rapimenti: a quanto pare i rumors sui rapimenti dopo tutto non solo solo rumors. Per di più, se ti capita di avere bambine, per giunta graziose, bionde, “bianche” e ancora relativamente piccole, non perderle MAI di vista. Ora, io mi rendo conto che il suggerimento fa parte della categoria buon senso, che lo scopo era quello di tenerci sul chi-va-là e mantenere giustamente alta la nostra soglia di attenzione. Comprendo anche che il rischio ci può essere (seppure molto più vago) anche nel parchetto davanti alla scuola di Milano. Però, porca zozza, a noi questo quadretto ci ha un po’ stroncato. Perché ti possono toccare tutto, ma la sola idea che sia vagamente normale che ti prendano il figlio e tu non lo riveda mai più è una cosa di cui non mi capacito e che mi fa accapponare la pelle (di qui insonnia ed incubi bovini).
-Proseguendo (come se la voce rapimenti avesse avuto lo stesso peso di quella ristorante), un altro punto ameno riguarda la polizia. Essenzialmente, ci viene detto che se la polizia ti ferma, devi fare esattamente quel che la polizia dice. Cioè, se la polizia dice che guidavi troppo veloce ma a te non sembrava, cambia subito idea. E fai lo stesso se ti dicono che hai un fanalino rotto, che sei passato col rosso, che non si guida con la cravatta o il lunedì pomeriggio dei mesi con la emme. E mi fermo qui.
Vacanze: a detta della signora, dovremmo andare solo in strutture all-inclusive o grandi catene alberghiere, quelle in cui in pratica è tutto uguale a prescindere dalla località (piscina, spa, camere, area bimbi, karaoke, bar, ristorante internazionale e ristorante tipico, colazione continentale, massaggino) però poi puoi dire agli amici che sei stato nello Yucatan o a Puerto Vallarta. In questo caso, mi riservo di investigare maggiormente perché non posso pensare che non ci sia una via di mezzo tra la catapecchia pulciosa e  il cinque stelle anonimo.
Ergo, comincio a pensare che la signora la metta veramente giù dura.
Allora mi chiedo cosa direi io dell’Italia, se dovessi fare un quadro in negativo del mio paese, e credo che troverei da dire molto di fastidioso ma nulla di spaventoso. Molto che mi disturberebbe, senza tuttavia impedirmi di dormire sonni tranquilli. Di contro è questione di punti di vista: due mie compagne di scuola di spagnolo sono di San Paolo, Brasile, Ed entrambe dicono di sentirsi sicure qui perché nella loro città, che pure adorano, capita spesso di essere rapinati, pistola alla tempia.
Così mi rincuoro. E mi rincuoro ancora di più rileggendo questo post e pensando che forse, prudenza a parte, l’unica soluzione è prenderla con umorismo, per quanto difficile possa sembrare.
Poco dopo questa razionale riflessione però, apprendo che c’è stata una rapina nel mio quartiere esattamente di fronte al mio supermercato e che, a margine di una sparatoria, uno dei due ladri è stato fatto secco.
Quando ho pronta una salace battuta sul tema vi avverto.


2 commenti:

  1. Come dicono in Francia: Mine de rien....quando torni? Il disegno mi è piaciuto molto Cora

    RispondiElimina
  2. Non ha accennato ai terremoti. Tutto a posto?

    RispondiElimina



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...