Quando sono rientrata in Italia
per le vacanze estive, a fine giugno, mi sono resa conto parlando con alcune
amiche del tono insofferente con cui ho condito i miei racconti sulla vita in
Messico alla classica domanda Come vanno
le cose? E mi sono anche accorta di non riuscire a motivare fino in fondo
il mio disagio, perché sulla carta non ci si dovrebbe lamentare a vivere qui
come vivo io. Tuttavia, questo paese è estremamente faticoso e mi crea un
costante senso di frustrazione, soprattutto se come me non si ha molta
elasticità mentale e si crede che tutto il mondo funzioni a modo proprio.
Ma
spesso e volentieri questa frustrazione non la riesco a spiegare fino in fondo.
Molti di questi stati d'animo passano attraverso il fatto che i messicani, volenti o nolenti, fanno molta fatica a rispettare gli impegni. Ovvero, magari li onorano anche, ma il più delle volte secondo una tempistica tutta loro, cosa che mi manda in bestia. In alcuni casi (o forse molti, ma alla fine ho il sospetto che sia pure un pretesto) ciò è dovuto al traffico spaventoso che accompagna qualsiasi spostamento urbano e che stravolge orari, piani, programmi in maniera totalmente incontrollabile.
Volendo fare un esempio, la settimana scorsa ho organizzato una festina di compleanno per mia figlia che avrebbe dovuto svolgersi così: ritiro bambine più tre compagne di classe dopo la scuola, rientro a casa, arrivo di altre due amiche, pranzo, arrivo della manicure a sorpresa, torta, forse film, saluti e baci.
Volendo fare un esempio, la settimana scorsa ho organizzato una festina di compleanno per mia figlia che avrebbe dovuto svolgersi così: ritiro bambine più tre compagne di classe dopo la scuola, rientro a casa, arrivo di altre due amiche, pranzo, arrivo della manicure a sorpresa, torta, forse film, saluti e baci.
Ecco che invece le cose si sono
un tantino complicate.
13.30
Sebbene la campanella
suoni alle 14:30 decido di uscire di casa un’ora prima perché so che per fare 6
km potrei anche metterci un’ora (se non trovo il taxi, se c’è traffico o se
succede un qualsiasi imprevisto, che nel mio caso è SEMPRE dietro l’angolo).
Siccome in passato mi è capitato di fare male i conti, non voglio avere
sorprese. Come quella volta che il tassista Uber mi è passato a prendere
rubizzo in volto, chiedendomi di poter usare il bagno del custode. Siccome il
mio custode non ha una guardiola, ho deciso di accompagnare il poveretto da
Starbucks, pagando pure il vallet parking mentre lui si svuotava l’intestino di
qualche porcheria piccante ingurgitata poco prima, cosicché il mio lungimirante
anticipo si è trasformato in un discreto ritardo.
Questa volta invece trovo un tassista senza diarrea, il ché è un discreto plus che mi consente di arrivare in perfetto orario a scuola ed ho anche il tempo di prendermi un caffè da quelle parti. Senza nemmeno pagare il parcheggio.
Questa volta invece trovo un tassista senza diarrea, il ché è un discreto plus che mi consente di arrivare in perfetto orario a scuola ed ho anche il tempo di prendermi un caffè da quelle parti. Senza nemmeno pagare il parcheggio.
14:29
Sono in coda per il
ritiro delle bambine. Dovendo prenderne 3 più le mie, avevo deciso di prenotare
preventivamente un Uber X, che può ospitare fino a sei persone più il guidatore.
Quando si prenota un Uber in genere viene dato un range di tempo di arrivo, che avevo fissato tra le 14:35 e le
14:50. Le bambine sono le ultime ad uscire, con io che scalpito un po’ perché
so che il taxi arriverà a momenti (ah-ah-ah) e non voglio perderlo di vista.
Peccato che quando la via della scuola si è ormai svuotata di tutti - bambini, scuolabus, insegnanti, genitori - e i cancelli sono chiusi, noi siamo ancora lì in attesa di un autista che non si vede. E nella comunicazione con Uber appare chiaro che il traffico del giorno in una scala da 1 a 10 è indicativamente 85.
Peccato che quando la via della scuola si è ormai svuotata di tutti - bambini, scuolabus, insegnanti, genitori - e i cancelli sono chiusi, noi siamo ancora lì in attesa di un autista che non si vede. E nella comunicazione con Uber appare chiaro che il traffico del giorno in una scala da 1 a 10 è indicativamente 85.
14:51
Usciti dal range di
sicurezza, comincio a sudare la mia prima goccia, perché ho già capito che la
giornata finirà da schifo.
15:02
Il mio Uber prenotato ci
avvisa che arriverà grosso modo alle 15:29, minuto più o minuto meno. Schiumando,
mi consulto con il consorte e decido di annullare la prenotazione con questo
autista per cercarne un altro più prossimo. Lo trovo, anche se comunque ci
avvisa che arriverà alle 15:15. Decido allora di avvisare le mamme delle
bambine che devono presentarsi a casa mia alle 15:30 di arrivare almeno
mezz'ora dopo. Perché in Messico non bisogna MAI fidarsi di un orario.
Di recente ho avuto bisogno di un
idraulico ed ho imparato a mie spese che se l’appuntamento è il martedì alle
10:00, in primo luogo costui non ti avviserà del ritardo e poi, quando tu lo
avrai chiamato intorno a mezzogiorno e lui ti avrà detto la famigerata parolina
ahorita, non si presenterà né quel
giorno, né il successivo, ma più probabilmente intorno a venerdì alle 15:00.
15:15
Il nulla.
15:33
Finalmente arriva una
macchina. L’autista sbianca, trovandosi di fronte una donna isterica e cinque
bambine urlanti, ma poi, forse conscio del mio sguardo assetato di sangue,
rinuncia a battersela a gambe e ci fa salire. Il tragitto, mediamente di 15/20
minuti dura più del doppio. Capisco che le altre mamme con bambine e la
signorina della manicure arriveranno prima di noi e cerco di avvisare. Nel
mentre, sono incerta se fumarmi tutto l’inquinamento di Città del Messico
nell'ora di punta o morire assiderata coi finestrini alzati e l’aria
condizionata a 12 gradi proposta dall'autista.
16:23
Cinquanta minuti,
un’ibernazione e sei chilometri dopo arriviamo, giusto in tempo per racimolare
le altre due bambine e salire in casa.
16:30
Le bambine schiamazzano
tutte contente (perché, diciamolo: mentre io scleravo, loro se ne fregavano
bellamente di ritardi e traffico) e io preparo il pranzo. Nella mia inutile
meticolosità avevo già tutto pronto, anche perché avrei dovuto ricevere nello
stesso orario l’idraulico di cui sopra, che ovviamente non si è presentato né quel
giorno né il successivo.
L’idea è (era? sarebbe stata? fu?) di far loro iniziare la manicure e poi farle mangiare tutte insieme.
L’idea è (era? sarebbe stata? fu?) di far loro iniziare la manicure e poi farle mangiare tutte insieme.
Peccato che la signorina che deve
fare le mani, Priscila, non arrivi, quando al telefono mi aveva assicurato di
essere praticamente sotto casa mia.
16:45
Telefonata di Priscila. Sono quasi arrivata - mi dice - sono il via xxxx. Ovvero qualcosa come
dieci isolati da casa mia. No, le rispondo, guarda che non sei quasi arrivata,
tesoro. Ti manca un bel pezzo. E se magari – siccome sai da una settimana che
devi venire a casa mia – ti fossi studiata prima la strada, ora non saresti a
un chilometro abbondante da qui.
Arrivo! mi assicura. Ahorita!
Arrivo! mi assicura. Ahorita!
17:10
Telefonata di Priscila
bis. Sono quasi arrivata - ribadisce
- sono alla rotonda xxxx. Solo che adesso non so da che parte andare.
Io ingoio il desiderio di dirle
che se i selfie su wattsapp li sa fare bene, a consultare una cazzo di mappa
online non deve avere ancora imparato e le spiego dove andare.
Ahorita!
17:20
Diluvio universale con
tromba d’aria. Vabbè, anche umida, basta che arrivi.
17:40
Priscila compare alla porta, in una scia di profumo che
impesta la casa. Umida si, ma pensavo peggio. Dispone tutti i suoi smaltini
bene in linea e finalmente comincia a lavorare.
E - che ve lo dico a fare? - lavora con una lentezza da fare spavento.
E - che ve lo dico a fare? - lavora con una lentezza da fare spavento.
19:20
Quando la prima mamma
suona al citofono per riprendersi la figlia, la torta ovviamente non è stata
ancora neanche avvicinata perché la donna bradipo si è persa nel suo meandro di
smalti e stickers. E malauguratamente, quando finalmente anche l’ultima
invitata se ne va, questa decide che a tutti costi vuole farmi le mani pro
bono, quando ho già visto che
1) è un po’ una capra e lavora male
2) la giornata
è stata lunga e sarà stanca, quindi lavorerà peggio
3) la giornata è stata
lunga e io non ne ho un caxxo di voglia
20.15
Finalmente Priscila, convinta di essersi accaparrata una cliente per la vita, ci
lascia.
Io respiro e posso crollare sul divano dopo sette ore di imprevisti, in cui praticamente nulla è andato come doveva e in cui ho fatto una fatica enorme a non cedere alla crisi isterica.
E poi la sento mia figlia, che arriva tutta garrula e mi dice: Mom, best party ever!!! e allora pensi che lei ha sicuramente ragione e io, davanti a me, ancora tanta, ma tanta strada da fare.
Io respiro e posso crollare sul divano dopo sette ore di imprevisti, in cui praticamente nulla è andato come doveva e in cui ho fatto una fatica enorme a non cedere alla crisi isterica.
E poi la sento mia figlia, che arriva tutta garrula e mi dice: Mom, best party ever!!! e allora pensi che lei ha sicuramente ragione e io, davanti a me, ancora tanta, ma tanta strada da fare.
bellissimo compleanno! Complimenti alla mamma Gio'! secondo me il problema è appunto che tu sei un po' svizzera mentre probabilmente tutti/e lì non lo sono quindi semplicemente devi calarti in qs. nuova realtà e dare per scontato che è inutile avvisare di un tuo ritardo perchè tanto anche tutti gli altri saranno più in ritardo di te ( e non gli viene neppure in mente di avvisare). Comunque ti invidio perchè io un mio figlio così soddisfatto come la tua non l'ho ancora visto... (qs. estate li ho portati a fare snorkeling con i delfini e Nanni si è lamentato perchè non abbiamo fatto l'immersione con le bombole!!! sgrunt!!!)
RispondiEliminaFiglio ingrato!!!!
EliminaGrande prova di sangue...quasi freddo! Complimenti alla figlia.Forse l' ha vissuta come una divertente avventura...lei!'
RispondiEliminaEcco...LEI!
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