martedì 3 ottobre 2017

REPETITA NON IUVANT

Io sono superstiziosa. Di quella superstizione piccina e un po’ bieca, legata a riti da ripetere o cose da non fare perché mi immagino che portino sfiga. Per questo motivo ho riflettuto molto se scrivere nuovamente del terremoto o piuttosto fingere che non fosse successo: ho pensato che siccome avevo scritto di quello del 7 settembre e poi è capitato quello del 19, MOLTO peggiore, scriverne ancora avrebbe significato tirarsela addosso.
Questo è stato il mio pensiero durante il nostro breve soggiorno italiano, capitato – non so ancora se per fortuna o per sfortuna – pochissime ore dopo il tremendo sisma: avevamo un volo programmato da mesi per il 19 sera che siamo riusciti fortunosamente a prendere. Così, cinque giorni di Italia, di famiglia, di amici, abbracci, risate, di un matrimonio molto atteso, e soprattutto di serenità sopra la testa.
Una volta tornata qui, come potete immaginare con pochissimo entusiasmo, mi sono resa conto che invece sento la necessità di scriverne di nuovo perché vorrei provare a liberarmi da una sensazione un po’ paralizzante.
Se le conseguenze fisiche, economiche o comunque materiali connesse ad un terremoto sono evidenti, quelle emotive sono molto più sottili e difficili da scacciare, anche perché, sfortunatamente, si tratta di un evento totalmente incontrollabile e meno che meno prevedibile. Questo aspetto fa si che il pensiero che si possa ripetere non ti lasci mai veramente, anche se cerchi di accantonarlo in una parte del tuo cervello.
Lungi da me paragonare la mia esperienza a quella di chi ha perso casa o persone care o, peggio, a chi si è ritrovato vivo ma sotto le macerie. Però devo ammettere che nel DOPO, lo stress è forte.
Da quando sono tornata non riesco a smettere di controllare se i lampadari oscillano ed ogni piccolo brusco rumore mi fa sobbalzare. La nostra casa ha solo due piani ed è abbastanza vecchia ma all’apparenza molto ben tenuta. Il sisma non ha creato danni, neanche una crepa o un vaso rovesciato, se si esclude la mensola di una scarpiera decrepita che è caduta. Però è di quelle case in cui il pavimento ed i mobili vibrano quando si cammina e questo, se da una parte mi sembra segno positivo perché indica che l’edificio è elastico, di contro è molto rumorosa ogni volta che si fa un passo. E se a cose normali dopo un po’ ci si fa l’abitudine, dopo un terremoto è  una cosa che fa saltare i nervi.
Da quando sono tornata ho preparato, come consigliato da tutti i tutorial messi in giro nelle ultime settimane, una sacchetta appesa alla porta di casa, con dentro i passaporti, del contante, una bottiglietta di acqua ed una torcia. Nell’eventualità che dentro casa non ci si possa tornare a breve.
Da quando sono tornata ho cominciato a fare alcune cose molto in fretta, soprattutto quando sono in casa da sola: la doccia, i bisogni corporali (sorry),  il pranzo e tutte quelle cose che mi potrebbero rallentare o impedire di scappare velocemente. E di notte resta sempre accesa una luce di servizio.
Da quando sono tornata ho ridotto al minimo il tempo negli edifici chiusi o a più piani, questo sempre quando sono da sola, perché quando non lo sono devo "dare il buon esempio" ovvero cercare di apparire serena e di razionalizzare le situazioni, evitando la tachicardia o l’attacco di panico, spesso dietro l’angolo.
Da quando sono tornata ho censito tutte le APP  che allertano in caso di sisma, scaricandone due, di cui una - per la prima volta in vita mia - a pagamento (le applicazioni a pagamento sono contro la mia religione) e scoprendo che molte hanno esclusivamente scopo di intrattenimento, il ché significa che ci sono al mondo idioti disposti a scaricare applicazioni che suonano l’allarme sismico nei momenti più impensati, solo per il gusto di una bella scarica di adrenalina.
Che vita di merda la mia, direte. Può darsi. Così come può darsi che piano piano si stemperi questa tensione e rimanga solo la prudenza. O forse invece no. E vivrò sul chi-va-là per i prossimi tre anni. 
Quel che è certo è che ieri ho invidiato mia figlia quando mi ha chiesto: "Mamma, ma noi abbiamo già fatto tutti i terremoti?". Avrei voluto anche io avere una persona rassicurante che mi dicesse che si, i terremoti li abbiamo già fatti tutti, che siamo in una botte di ferro, magari con una carezza sulla testa.


6 commenti:

  1. vorrei tanto darti una carezza sulla testa. Ma ti assicuro che tu i tuoi terremoti li hai fatti già tutti.Cora

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  2. Ciao giò con forza e coraggio affrontate anche questo un bacione elena

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  3. A noi neanche i terremoti ci fanno paura. Avanti a tutta . Con l'affetto di sempre. Zia Elda da Cora

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